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Thursday 25 February 2021

Incipit di Q (Luther Blisset)


Un incipit che è biglietto da visita, dichiarazione d'intenti e "scaletta" per il romanzo che introduce. Il collettivo Luther Blisset comincia forte con questa prima pagina di prologo seguita da una breve lista cronologica per introdurre (senza rallentare) l'ambientazione storica. Poi il primo capitolo letteralmente esplode.

Fuori dall'Europa, 1555

    Sulla prima pagina è scritto: Nell'affresco sono una delle figure di sfondo.
    La grafia meticolosa, senza sbavature, minuta. Nomi, luoghi, date, riflessioni. Il taccuino degli ultimi giorni convulsi.
    Le lettere ingiallite e decrepite, polvere di decenni trascorsi.
    La moneta del regno dei folli dondola sul petto a ricordarmi l'eterna oscillazione delle fortune umane.
    Il libro, forse l'unica copia scampata, non è più stato aperto.
    I nomi sono nomi di morti. I miei, e quelli di coloro che hanno percorso i tortuosi sentieri.
    Gli anni che abbiamo vissuto hanno seppellito per sempre l'innocenza del mondo.
    Vi ho promesso di non dimenticare.
    Vi ho portati in salvo nella memoria.
    Voglio tenere tutto stretto, fin dal principio, i dettagli, il caso, il fluire degli eventi. Prima che la distanza offuschi lo sguardo che si volge indietro, attutendo il frastuono delle voci, delle armi, degli eserciti, il riso, le grida. Eppure solo la distanza consente di risalire a un probabile inizio. 
 
(Luther Blisset - Q, Prologo)

Download gratuito dei libri della Wuming Foundation
Immagine: particolare de La nave dei folli (Hieronymus Bosch)

Thursday 4 February 2021

Le distanze tra Renzo e Agnese


Uno dei momenti di teatro del romanzo che, scritto circa 200 anni fa, risuona fortemente con la nostra attualità. Potremmo intitolarlo:

Come imporre le regole di distanziamento ai propri genitori, dal 1600 ai giorni nostri

Tra la sorpresa dell’apparizione, e la contentezza della notizia, e la smania di saperne di più, Agnese [..], dimenticando le precauzioni ch’era solita a prendere da molto tempo, disse: «vengo ad aprirvi».
«Aspettate: e la peste?» disse Renzo: «voi non l’avete avuta, credo.»
«Io no: e voi?»
«Io sì; ma voi dunque dovete aver giudizio. Vengo da Milano; e, sentirete, sono proprio stato nel contagio fino agli occhi. È vero che mi son mutato tutto da capo a piedi; ma l’è una porcheria che s’attacca alle volte come un malefizio. E giacchè il Signore v’ha preservata finora, voglio che stiate riguardata fin che non è finito quest’influsso; perchè siete la nostra mamma: e voglio che campiamo insieme un bel pezzo allegramente, a conto del gran patire che abbiam fatto, almeno io.»
«Ma…» cominciava Agnese.
«Eh!» interruppe Renzo: «non c’è ma che tenga. So quel che volete dire; ma sentirete, sentirete, che de’ ma non ce n’è più. Andiamo in qualche luogo all’aperto, dove si possa parlar con comodo, senza pericolo; e sentirete.»

(Alessandro Manzoni - I promessi sposi, capitolo XXXVII)